Spartaco Carlini nasce a Pisa nel 1884. Nonostante gli studi svolti in una Scuola Tecnica, si distingue presto per la sua abilità naturale nel disegno, tanto è che negli stessi anni frequenta lo studio di Guglielmo Amedeo Lori. Nel 1902 si iscrive all’Istituto Statale d’ArtePassaglia di Lucca dove conosce Moses Levy e Lorenzo Viani, anch’essi studenti nella stessa scuola, e specialmente con Viani stabilisce una profonda amicizia che durerà per lungo tempo sia in campo artistico che politico; fu proprio Viani a condurlo al cenacolo di Torre del Lago e a fargli conoscere Plinio Nomellini e Giacomo Puccini.

In questi primi anni del secolo Carlini si dedica soprattutto alla grafica e alla scultura aderendo alle tematiche simboliste e liberty, dal 1905 al 1907 crea le due copie del “Centaurino” esempio di scultura dal linguaggio estremamente moderno e nel 1909 espone alla VII Biennale di Venezia con un grande pastello intitolato “Il giardino del Re”.

L’amicizia con Lorenzo Viani coinvolge Carlini anche in attività politiche, partecipa infatti al gruppo del “Manipolo dell’Apua” associazione politico-letteraria di orientamento anarchico socialista guidata dal ligure Ceccardo Roccatagliata Ceccardi, insieme a Enrico Pea, Luigi Campolonghi, Moses Levy e Giuseppe Ungaretti; successivamente collabora anche con il giornale anarchico “Versilia” diretto da Luigi Salvatori.

Nel 1916 parte militare, l’esperienza della guerra lo segnerà profondamente ed anche a conflitto finito, per tutta la sua vita, la sua personalità rimarrà marchiata dall’orrore dell’evento. Finita la guerra, l’unico viaggio che Carlini fa al di fuori della sua città natale è in Sardegna nel 1920 insieme a Luigi Salvatori a seguito di una campagna socialista, risalgono a questo soggiorno diverse marine, paesaggi sardi e nature morte.

Ritornato a Pisa nel 1921 partecipa alla Prima Biennale di Roma con le sculture “Centaurino”, “Centaurino annegato” e “Maternità”; gli anni che vanno dal 1920 al 1930 li dedica a dipingere molte opere che raffigurano la sua città di Pisa: vedute come “S.Paolo Ripa d’Arno”, “La Cittadella”, “Piazza della Berlina”, momenti di rivisitazione storica come “Le Regate di S. Ranieri”, “La partenza delle galee”, “Il Gioco del Ponte” e “Galee”.

Negli ultimi dieci anni della sua vita lascia da parte la pittura e passa gran parte delle sue giornate al Caffè Pietromani, sul lungarno a Pisa, dove conversando d’arte si intrattiene con amici e letterati e contemporaneamente riempie taccuini di disegni, composizioni e riflessioni.

Testi: Cecilia Iacopetti

© Studio d’Arte dell’800