Alfredo Müller - Natura morta con violoncelloLa definizione di “postmacchiaioli” viene data a tutti quei pittori toscani attivi dagli anni ottanta del diciannovesimo secolo fino al 1920 circa, artisti che furono per la maggior parte discepoli dei predecessori più famosi: allievi alla scuola di nudo di Giovanni Fattori a Firenze e apprendisti di Silvestro Lega, mentore in casa Tommasi a Bellariva. Furono pittori toscani, legati al proprio territorio, sentito come fonte inesauribile di ispirazione e di ricerca: molti scelsero la Maremma come territorio eletto, altri la propria città di origine, altri ancora le zone di Torre del Lago ed il litorale della Versilia.

Parliamo di Ulvi Liegi, Francesco e Luigi Gioli, Adolfo, Angiolo e Ludovico Tommasi, Giorgio Kienerk, Plinio Nomellini, Raffaello Gambogi, Benvenuto Benvenuti, Silvio Bicchi, Guglielmo Micheli, Leonetto Cappiello, Alfredo Müller, Vittorio Corcos, Angelo Torchi, Francesco Fanelli, Ferruccio Pagni, Guglielmo Amedeo Lori, Mario Puccini, Lorenzo Viani, Oscar Ghiglia, Llewelyn Lloyd, Gustavo Sforni, Giovanni Bartolena, Antonio Antony De Witt, Cesare Ciani, fra i più noti.

Renato Natali - Sotto l'arcoInsieme a questi artisti vogliamo porre l’attenzione anche sui “pittori labronici”, attivi tra l’inizio del ventesimo secolo e la metà del medesimo: Mario Cocchi, Cafiero Filippelli e Giovanni March, e ancora Renato Natali e Gino Romiti, sono solo alcuni di essi. Ma non vanno dimenticati: Adriano Baracchini-Caputi, Eugenio Caprini, Giulio Cesare Vinzio, Eugenio Carraresi, Ettore Castaldi, Carlo Domenici, Giulio Ghelarducci, Paulo Ghiglia, Beppe Guzzi, Lando Landozzi, Giovanni Lomi, Manlio Martinelli, Gino Mazzanti, Mario Menichetti, Corrado Michelozzi, Gastone Razzaguta, Renuccio Renucci, Ferruccio Rontini, Luigi Servolini, Giovanni Zannacchini.

L’appellativo “labronico” è di origine latina e sta ad indicare quel tratto di costa tirrenica che va da Livorno a Castiglioncello. Livorno infatti è stata la città di origine della maggior parte di questi pittori e fu per molti di essi fonte di ispirazione continua. Altri invece trovarono interessante per il proprio lavoro anche le zone immediatamente alle spalle della striscia costiera. Nei primi venti anni del nuovo secolo – più precisamente dal 1908, anno della morte di Giovanni Fattori – questo gruppo fece del Caffè Bardi a Livorno, quello che era stato il Caffè Michelangelo a Firenze per i macchiaioli, cioè un punto fondamentale di ritrovo e riscontro del loro lavoro; questa compagnia di pittori esiste tutt’oggi a Livorno e fa parte della realtà artistica contemporanea cittadina.

Testi: Cecilia Iacopetti

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