Mario Cavaglieri nasce a Rovigo nel 1887 in una famiglia di religione ebraica nativa di Venezia. Nove anni dopo tutta la famiglia si trasferisce a Padova e Cavaglieri viene iniziato agli studi classici pur avendo manifestato una passione per il disegno e la pittura che lo induce a seguire delle lezioni private. Nel 1906 si iscrive alla facoltà di Giurisprudenza a Padova, ma persistendo il suo interesse per la pittura, comincia a frequentare lo studio del pittore Giovanni Vianello, nel quale studio ha modo di conoscere Felice Casorati; in seguito prende parte ai corsi di Cesare Laurenti tenuti a Padova.

Nel 1907 abbandona gli studi universitari e si dedica completamente alla pittura, il suo interesse si manifesta soprattutto verso tematiche che hanno come soggetto ritratti a carattere familiare, di fatto, in numerosi quadri, diviene fonte di ispirazione la sorella Gilda. Sempre nel 1907 partecipa a Roma all’Esposizione Internazionale della Società di Belle Arti, nel 1909 prende parte alla Promotrice a Torino e alla prima Esposizione Nazionale di Belle Arti a Rimini.

Dopo il 1910 la sua attività comincia a farsi notare, grazie anche all’adesione alla Rassegna estiva veneziana tenuta all’Opera Bevilaqua La Masa, dove prende parte anche Umberto Boccioni. Nel 1911 si reca a Parigi mosso verso l’approfondimento della propria conoscenza pittorica e rimane sensibilmente colpito dalle tematiche coloristiche dei fauve: la sua tavolozza si intensifica cromaticamente e il suo stile si accresce in maniera molto personale, tuttavia distante dagli orientamenti delle avanguardie contemporanee.

In questo stesso anno Cavaglieri conosce Giulia Catellini de Grossi che diviene la sua compagna altresì la sua musa, da questo momento in poi la sua attività subisce un intimo processo di arricchimento: per mezzo della compagna viene introdotto nelle case del ceto borghese e inizia a prender parte ai loro cenacoli a tal punto che le sue opere divengono depositarie di quella precisa cultura. Anche il metodo subisce profondi cambiamenti, le tele che dipinge si fanno più grandi e tralasciando i soggetti più intimi degli anni passati si dedica a tematiche che descrivono le atmosfere di quegli ambienti borghesi, il tutto irrorato da un intenso colore che caratterizza il suo stile in maniera precisa.

Nel 1912 partecipa alla decima edizione della Biennale di Venezia dove gli viene riservata una sala a Cà Pesaro, dal 1913 interviene alla Permanente di Milano, alle secessioni di Roma, a Monaco di Baviera e a Zurigo. Nel 1919 e nel 1920 si svolgono a Milano, in Casa Cagiati e alla Galleria Pesaro, le sue prime mostre personali che risultano particolarmente importanti perché gli consacrano l’attenzione della critica nazionale.

Nel 1922 sposa Giulia Catellini e insieme lasciano l’Italia nel 1925 per ritirarsi a Peyloubère, nel sud della Francia, dove rimarrà fino alla seconda guerra, si recherà in Italia solo durante il conflitto per restare vicino alla sua famiglia, tornato in Francia nel 1946, vi resterà fino alla morte.

Testi: Cecilia Iacopetti

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