Quasi al termine degli studi letterari si avvicina alla pittura tramite Carlo Markò, del quale diventa allievo. Espone per la prima volta alla Promotrice fiorentina del 1848 alcuni paesaggi dei dintorni di Firenze e inizia contemporaneamente a dedicarsi alla pittura dal vero, raffigurando in particolare la zona del Valdarno, come si deduce dai titoli delle opere che presenta alla Promotrice del 1850, “Veduta del Valdarno superiore” e “Ponte rosso con effetto di lume”.
Negli anni intorno al 1850 frequenta il Caffè Michelangelo, pur non aderendo mai esplicitamente al gruppo macchiaiolo, e alla fine del 1852 ne decora le sale destinate agli artisti con due dipinti murali: “Tramonto” e “Ruderi con la luna”. Intanto cerca ispirazione per la sua pittura del vero sul litorale versiliese e in Romagna e, dal 1854, dipinge insieme ad alcuni amici artisti la campagna intorno a Staggia, nel Chianti senese. L’anno successivo si presenta alla Promotrice fiorentina con una veduta di quei luoghi, oltre ad altre vedute fiorentine.
Gelati mostra un evidente influenza macchiaiola (temperata tuttavia da un gusto romantico tradizionale) e alcune sue opere sono state attribuite erroneamente ad Odoardo Borrani, proprio per le loro affinità stilistiche. Un’opera dal soggetto per lui insolito come “Interno di castello nel Medioevo”, del 1858, dimostra come Gelati risentisse dell’influenza di Borrani, che in quel periodo realizza scene in costume antico.
Nel 1861 è ospite di Diego Martelli nella sua tenuta di Castiglioncello, dove si recherà spesso fino al 1867; dipinge diverse vedute del luogo, nuovamente affini ad opere contemporanee di Borrani. Negli anni seguenti continua a dipingere sul vero e ad esporre con assiduità alle Promotrici.
Testi: Gioela Massagli
© Studio d’Arte dell’800