Nato a Livorno da famiglia benestante, dopo l’infanzia trascorsa in Piemonte, seguendo la volontà del padre si laurea in legge all’Università di Pisa e, mentre fa pratica in uno studio legale di Firenze, segue i corsi del Pollastrini all’Accademia. L’improvvisa morte del padre, nel 1865, consente a Cecconi di abbandonare l’avvocatura e dedicarsi interamente all’arte.
Tornato a vivere a Livorno, affitta uno studio insieme a Giovanni Belimbau e stringe amicizia con Diego Martelli che lo invita a Castiglioncello dove, lavorando a contatto con Giovanni Boldini, Luigi Bechi e soprattutto con Giuseppe Abbati, compie esperienze fondamentali per la sua formazione artistica. Nel 1869 espone alla Promotrice di Torino e, nel 1872, all’Esposizione Nazionale di Milano, ottenendo un certo successo con le “Macchiaiole di Tombolo”. Nel 1875 si reca in Tunisia probabilmente con Giovanni Belimbau, riportandone molti studi ed impressioni.
Soggiorna a Lari e a Torre del Lago dove, alternando la pittura alla caccia, consolida la sua amicizia con il pittore Francesco Gioli e vive un periodo artisticamente molto fecondo: dipinge “Caccia alle folaghe nel lago di Massaciuccoli” e, nel 1881, la nota tela “Le cenciaiole”. Nel 1880, alla Prima Mostra di Quadri Moderni della Società Donatello di Firenze, espone “Il riposo”, riscuotendo l’apprezzamento di Telemaco Signorini; l’anno seguente partecipa alla Promotrice di Firenze e decide di stabilirsi nel capoluogo toscano. Agli anni Ottanta risalgono quadri noti come “La caccia al cinghiale nel padule di Burano” (Firenze, Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti) e “La partenza per la caccia grossa” (Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna); nel 1890 illustra “Il matto delle giuncaie” per le Veglie di Neri del Fucini. L’attività espositiva di Cecconi, dopo la frequenza degli anni Ottanta, si fa sporadica: nel 1900 a Brera, nel 1901 a Torino.
Muore il 19 dicembre del 1903 a Firenze.
Testi: Gioela Massagli
© Studio d’Arte dell’800