Nicoletta, l’acquarello e le porte lucchesi
Nicoletta è una giovane pittrice lucchese. Il fascino dell’antica città toscana è colto negli scorci paesaggistici e nelle porte e finestre di nobili dimore, di caratteristiche case popolari, di botteghe e chiese.
Nicoletta e la pittura
“Non mi so inventare niente con la matita o con il pennello, so solo dipingere quello che vedo e soprattutto quello che mi dà un’emozione. Ecco tutta la voglia e il bisogno di dipingere nasce da lì, da una piccola o grande emozione. Magari è una luce che si intravede da una finestra o un’ombra di un gambo di una sedia, non ha importanza cosa è, è importante che i miei occhi vedano qualcosa che mi intenerisca il cuore.
Ora è diventata quasi un’ossessione la ricerca sfrenata di porte sgangherate, vecchie, corrose dal tempo e scolorite da milioni di persone che hanno aperto e chiuso quei pezzi di legno.
Intorno alle porte che parlano del tempo passato, spesso anche i portali di pietra e i muri che le circondano attraggono il mio occhio indagatore che cerca nei punti dove l’intonaco ha ceduto i colori della vecchia facciata, o i fili della luce che dondolano come poveri impiccati, perché sostituiti da quelli nuovi.
Lo so, questo è un mondo destinato a sparire; i miei quadri sono come ritratti di vecchi con i volti grinzosi che presto moriranno ma se io, riguardando una vecchia porta che ho dipinto riprovo la stessa languidezza di quando l’ho vista, sono riuscita nel mio intento, che è la voglia di riprodurre non una porta, ma un’emozione.”
L’acquarello
“Mi piace molto passeggiare in solitudine e quando ho un po’ di tempo porto con me la cesta degli acquarelli. Sono Felice.
Comincio a guardarmi intorno: gli alberi, il cielo, le ombre, i mille colori; è tutto così bello e pieno d’aria che mi stordisco un po’. Poi mi prende una leggera frenesia, vorrei dipingere tutto, non so cosa scegliere, cambio posto continuamente e così spesso la mia cesta rimane chiusa.
Lo so, di fronte alla natura mi sento intimidita, è come se la sua bellezza mi sussurrasse: non importa dipingere a volte merita anche solo guardare.”
Pia Pera e i quadri di Nicoletta
Le porte della lucchesia
Nicoletta Niccoli ritrae porte. Le porte si vedono meglio da chiuse.
Una porta è come un quadro: ha una cornice, è dipinta, evoca un mondo.
Una volta ho spedito a Nicoletta la foto di una porta incontrata a Borgo a Buggiano. Doveva essere rimasta chiusa chissà quanti anni: sulla soglia avevano avuto modo di crescere indisturbate varie piante, non tutte annuali. Questa porta suggeriva una vita umana conclusa su cui si era poi affacciata una vita nuova però vegetale.
Nicoletta predilige le porte vecchie, a cui il tempo ha conferito espressione individuale, una capacità evocativa quasi sciamanica.
In un museo, mi pare l’Egizio di Torino, ho visto uno di quei poggiatesta a forma di mezzaluna che si dice servissero da cuscino. Spiegazione che non mi ha mai convinta. Ora, sul piedistallo di quel particolare poggiatesta, era raffigurata una porta socchiusa, che ricordava quella scolpita sulla piramide di Antonio Canova. Una porta socchiusa, ovvero una porta sull’aldilà, per segnare il passaggio dell’anima ad altra vita. In quel momento mi sono convinta di avere ragione: quei poggiatesta rigidi venivano utilizzati per i defunti, non certo per il sonno irrequieto e volubile dei viventi.
Le porte di Nicoletta sono invece quasi tutte chiuse: raffigurano lo sguardo di noi posteri rivolto a un mondo di cui la pittrice pare serbare ricordo affettuoso.
Pia Pera
Malinconia
Pia ha ragione, ogni porta chiusa è già un quadro con la sua cornice e una porta chiusa, vecchia e scolorita dal tempo ci trasmette anche molta malinconia, che spesso viene associata alle porte che dipingo. Trasmettere questa sensazione a chi guarda le mie pitture, non mi dispiace affatto. Rifuggita dalla nostra società iperattiva tutta rivolta verso l’esterno, la malinconia è come un richiamo a rivolgere lo sguardo dentro di noi. Momenti di sosta, momenti di grande opportunità che lasciano fluire lo stato malinconico che per sua natura tende a fare “cuccia” vicino al cuore.
Ma quanti sono disposti a lasciarsi andare, a perdere anche solo un momento il controllo di se?
Già Aristotele parlava della malinconia, del suo assumere numerose forme e della instabile fluttuazione, e proprio per questa mutevolezza egli la indicava come lo stato dell’anima necessario alla creatività. Le nostre sensazioni emergono come ombre dalla nebbia e spesso sono sensazioni di una struggente nostalgia verso luoghi senza sapere dove questi siano. Ci si sente così pervasi da una certa languidezza a cui ci si può abbandonare senza dover forzare il pensiero per scappare altrove. Allora mescolando colori a inconsci ricordi ecco che prendono vita quelle vecchie porte che forse rappresentano per me quei luoghi senza nome dove il mio affetto corre e in questi momenti magici il cuore si alleggerisce un po’, perché come scriveva V. Hugo “la malinconia è la felicità di essere triste”.
Nicoletta
Le esposizioni
Particolari
presso la La Galleria d’Arte Bacci di Capaci di Lucca.
Dal 5 al 25 giugno 2009
“Astrarre un particolare da un insieme, separarlo dai suoi punti di riferimento, liberarlo nello spazio, donargli una propria identità. Anche l’uomo è un piccolo particolare di un insieme, ma liberato dall’universo di relazioni in cui vive, è una effimera astrazione.”
Nicoletta Niccoli
Uno sguardo nuovo
Guardando questi ultimi quadri con Nicoletta, mentre lei sottolineava la sua concentrazione sui particolari, che rivela un’attenzione diversa dalla precedente, mi venivano in mente alcune delle tante accezioni del termine.
Piccoli o insignificanti come le sfumature, i particolari possono sfuggire e perdersi, ma, al tempo stesso, possono costituire la caratteristica di qualcosa o di qualcuno, riassumendone l’essenza; ed ancora proprio una singola tessera consente, talvolta, di connettere la memoria al mosaico di cui è parte. In ogni caso il particolare, alludendo a qualcosa a cui appartiene, che, a sua volta, non sarebbe senza di esso, è interpretabile come il segno di un rinvio ad altro lontano dagli occhi.
Alcuni di questi dettagli suggeriscono immediatamente la loro collocazione nel disegno finito della riproduzione fedele dell’oggetto – la grata di una porta o di una finestra – altri, invece, – il pomello o il pezzo di tenda – spingono l’immaginazione dentro un gioco di rimandi che può protrarsi all’infinito.
Mancando di un chiaro riferimento alla concretezza dell’oggetto, penetrano nel vasto mondo del pensabile, evocano immagini e concetti:
il pomello può essere un sole nella notte, una sfera magica…, il pezzo di tenda può essere raffigurazione di innumerevoli contrasti. Così limitati e circoscritti dalla luminosità del bianco che li ritaglia, quelli che Nicoletta dice particolari assumono un aspetto metafisico che costituisce la novità della sua pittura e del suo cammino interiore.
La nostalgia di mondi nascosti nelle vecchie porte si raccoglie in frammenti che, astratti dal loro contesto di origine, rinviano all’inafferrabile e assoluto universale senza luogo di cui sono opposto complemento ed aprono al procedere dell’immaginazione che può tendere a rappresentarlo.
Giovanna Miglio
“Malinconia nel silenzio delle immagini”
presso la La Galleria d’Arte Bacci di Capaci di Lucca.
8 – 22 Giugno 2007
Tema conduttore della mostra è la malinconia che la pittrice riesce a trasmettere a chi osserva le sue pitture.
Un mondo fatto di porte chiuse scolorite dal tempo, dove il silenzio regna sovrano e indisturbato anche per la totale assenza di qualsiasi essere vivente. Si crea quindi un linguaggio silenzioso e malinconico che corre dall’artista alla tela e dalla tela allo spettatore.
In occasione della mostra, oltre alle ormai famose porte, sono stati esposti anche una serie di acquarelli.
© Studio d’Arte dell’800